La Casa degli Umanisti
I Siti, Gli Archivi e i Progetti dei grandi Umanisti del presente e del passato.
Un progetto per dare una casa online agli Umanisti che rischiano di essere dimenticati dal mondo contemporaneo, e per invitare a conoscere gli Umanisti che possiedono già una dimora online.
Cicale, Sognatori e Umanisti
1. Come riconoscerli
Se vi state chiedendo chi abbiamo intenzione di ospitare e di far conoscere ai nostri utenti nella “Casa degli Umanisti”, la risposta è semplice. Da un lato ci sono i “Maestri”, gli ispiratori, coloro che con il loro «esempio», coltivando passioni artistiche e insegnando ai loro allievi come diventare veri «umanisti», ci hanno incoraggiato, oltre che aiutato e insegnato, a fare quello che ora possiamo finalmente offrirvi online attraverso il Portale, la nostra Scuola, il nostro Magazine, il nostro Circolo e la nostra Bibliomediateca.
Per ringraziarli di ciò che loro hanno fatto per noi, vogliamo adoperarci in questo «Portale nel Portale» per farvi conoscere la loro opera, soprattutto nei casi in cui quei veri Maestri non hanno più o ancora una loro «Casa Online», o ne hanno una pericolante, piena di ragnatele, ormai dimenticata e spesso addirittura divenuta inaccessibile a causa delle tecnologie obsolete con cui è stata costruita. In altri casi ancora hanno una «scenografia» al posto della casa, costruita da falsi ammiratori e allievi che usano i nomi di quegli Umanisti, e le dietrologiche interpretazioni che ne hanno fatto, per avvalorare le loro opere senza qualità.
Con “La Casa degli Umanisti” vogliamo far conoscere i nostri Maestri attraverso le loro stesse parole, le loro opere, le loro riflessioni sull’arte e sulla scienza, i loro insegnamenti immortali anche quando questi vanno contro corrente rispetto al «politicamente corretto» e alle ideologie correnti con le quali taluni hanno cercato di renderli «accettabili».
Così linkeremo da qui tutti i “Siti ufficiali” dei nostri Maestri, quelli cioè realizzati da loro stessi – se sono nostri contemporanei e hanno avuto la possibilità di occuparsene – o quei Siti curati da allievi diretti e indiretti che davvero costituiscono un sincero omaggio e non un oltraggio, come quelle rivisitazioni e riscritture che servono più a chi le fa che non a coloro a cui sono rivolte.
Qualora non esistano ancora, o non siano più disponibili, o siano inadeguati i Siti dove possiate conoscere e studiare la loro opera, saremo noi stessi a costruirli o ricostruirli con l’aiuto – speriamo – di collaboratori, eredi ed estimatori dei Maestri.
Purtroppo la maggior parte degli Umanisti del passato, se non ha la fortuna di costituire oggetto di interesse da parte di Fondazioni nate – più o meno «disinteressatamente» – per far conoscere la loro opera e i loro insegnamenti alle nuove generazioni, non è più rappresentata, se non da quelle riedizioni di opere classiche ormai sepolte nel mare delle novità editoriali. Noi ci occuperemo di farvi conoscere il valore delle opere dei nostri Maestri costruendo o arricchendo i Siti ad essi dedicati e raccogliendovi tutto ciò che troveremo e linkeremo, per darvi così un’idea più chiara di ciò che possono ancora insegnare, anche a voi.
Contiamo di non essere soli in questa impresa, e di suscitare l’interesse di tutti quegli studiosi che devono la loro formazione anche a quegli insuperati Maestri.
A chi continua a scambiarci per dei “passatisti” vogliamo spiegare che anche «La Casa degli Umanisti» – come tutti i Servizi che abbiamo voluto offrire attraverso il nostro Portale – non è rivolta solo agli «Umanisti del Passato», a coloro che continuano a ispirarci, a incoraggiarci e ad aiutarci con il loro esempio.
Questa è la Casa di tutti quegli autori, anche contemporanei, le cui opere possiedono le qualità per diventare dei «Classici», dei continuatori – piuttosto che dei distruttori – della Tradizione Umanistica.
Da queste pagine noi vogliamo segnalarvi e presentarvi, proprio come nel nostro Magazine, anche quei rari Umanisti che vivono nel nostro presente e che potreste aver sentito nominare, persino aver incontrato ma senza dato loro l’attenzione che meritano. La casa degli Umanisti darà infatti ampio spazio a tutti coloro che non si sono scoraggiati, rassegnati, assuefatti alla “Cultura di Massa” e a quel “Mercato dell’Intrattenimento” che affascinano chiunque con il successo che promettono e che offrono, anche se effimero e stagionale, ma che hanno ormai quasi cancellato la memoria della Tradizione Umanistica, lasciando ad occuparsi di essa solo chi, come noi, si ostina a mantenerla viva con la speranza che possa tornare a formare nuove generazioni di Umanisti.
Da queste pagine ci impegneremo a indicarvi tutte quelle realtà, quei soggetti che consideriamo nostri compagni di viaggio, o addirittura fratelli, nell’impresa di mantenere viva la Tradizione Umanistica e di trarre da essa preziosi insegnamenti per formare le nuove generazioni e dar loro la speranza di diventare non solo uomini migliori, ma anche artisti, scienziati, didatti, capaci di apprezzare e di continuare a fare quello che ci hanno lasciato come esempio insuperato i nostri Maestri.
Da queste pagine cercheremo anche di farvi sapere quante «Cicale», quanti «Sognatori», quanti «Umanisti» sono ancora in giro per il mondo, pronti a offrirvi il loro esempio e i loro insegnamenti, e a coinvolgervi in appassionanti progetti che diano un senso alla vostra vita.
Ma prima di parlarvi delle “Cicale”, dei “Sognatori”, degli “Umanisti” che abbiamo conosciuto e che vanno girando per il mondo – direttamente e attraverso le loro opere – in cerca di altri come loro, vale la pena di fermarci a ridefinire questi termini, che usiamo perché ci sembrano i più adatti a rappresentare coloro che hanno fatto una scelta di vita coraggiosa, contagiosa e necessariamente anticonformista, per poter dedicare la loro vita, tutta la loro vita, a coltivare passioni scientifiche e artistiche, e per trasmetterle a loro degni allievi.
Prima di tutto occorre riflettere su quali siano i «tratti distintivi» che permetteranno anche a voi di riconoscere “Cicale”, “Sognatori” e “Umanisti” quando li incontrerete, al di là di quelli che abbiamo conosciuto noi e che da qui vi invitiamo a conoscere.
Anzitutto parliamo del termine “Cicale”, usato di solito con un un significato dispregiativo, dovuto al «senso comune» che, in quanto tale, non conosce né il «Mito platonico delle Cicale», né evidentemente la stessa opera di Esopo, che, se letta nella sua interezza, ribalta i luoghi comuni sulle formiche previdenti e sagge lavoratrici, e sulle cicale imprudenti e scansafatiche.
SOCR. Da tutto ciò consegue chiaro che, in sé, lo scrivere discorsi non è un male. FEDR. Perché mai? SOCR. Ma questo io ritengo male, e cioè parlare e scrivere in modo brutto e riprovevole invece che bello. FEDR. Senza dubbio. SOCR. Qual è dunque la natura dello scrivere bene o male? Vogliamo, o Fedro, interrogare Lisia su questo punto e ogni altro che abbia scritto o stia per scrivere, vuoi lavori politici, vuoi privati, in versi come un poeta o in prosa come uno scrittore? FEDR. Domandi se vogliamo? E per che si vivrebbe mai, oserei dire, se non per cogliere piaceri come questi? Non certo per quelli che vogliono una sofferenza precedente, prima d’esser goduti, come capita press’a poco per tutti i piaceri del corpo, i quali proprio per questo sono stati chiamati giustamente servili. SOCR. E tempo ne abbiamo per rispondere: e mi sembra pure che, come conviene nel pieno dell’afa, le cicale sopra il nostro capo, cantando e conversando fra loro, non mancano di osservarci. Se poi vedessero noi due far come quelli del volgo sotto il mezzogiorno, non ragionare ma starsene a bocca chiusa e sonnecchianti, ammaliati da loro con le menti in ozio, avrebbero ragione di deriderci e di scambiarci per un paio di schiavi, venuti, come pecore, presso la loro dimora ad appisolarsi il meriggio vicino alla fonte. Ma se ci vedono a conversare e continuare la nostra rotta, insensibili al loro incanto di sirene, forse ammirate ci procurerebbero il dono che gli dei hanno loro concesso di distribuire agli uomini.
FEDR. E che dono è questo? Non mi risulta d’averne mai sentito parlare. SOCR. Certo non fa onore che un uomo devoto alle Muse non abbia mai udito queste cose! La storia è che una volta le cicale erano uomini – viventi prima della nascita delle Muse – e che quando esse nacquero e comparve il canto, alcuni di questi a tal segno furono colpiti da quel piacere che, per cantare, scordavano cibo e bevanda e neppure si accorgevano di morire. Da costoro e in seguito a ciò saltò fuori la famiglia delle cicale, che dalle Muse ricevettero il dono di non aver affatto bisogno, da che son nate, di alimenti, ma di poter cantare sùbito, senza mangiare e bere, fino alla morte; e dopo, di andare presso le Muse a riferire chi le onori sulla terra e quale di esse ciascuno veneri. A Tersicore dunque le cicale menzionano gli uomini che l’hanno venerata con le danze, e così li rendono assai cari alla Musa; a Erato, parlano di quelli che la venerano in canti d’amore; e alle altre Muse ugualmente secondo l’arte per cui ciascuna è onorata. Alla più anziana, Calliope, e a Urania che le vien dietro, le cicale menzionano quelli che trascorrono la vita nella filosofia e che così onorano la musica che è loro propria; perché queste due, sopra tutte le altre Muse presiedendo alle cose celesti ed occupandosi dei discorsi divini ed umani, conoscono il canto più soave. Così abbiamo mille ragioni per discorrere, invece di starcene appisolati nel mezzogiorno. FEDR. Sì, parliamo.
(Da Fedro di Platone XL -XLI)
D’altro canto – come racconta Esopo, da cui Fedro ha imparato «l’arte del narrare bene, cioè in forma artistica» – anche le formiche erano uomini prima di essere punite dagli Dei per aver sprecato la propria fortuna e finire così per diventare delle piccole ladre delle fortune altrui, invidiose delle cicale del cui canto godevano mentre “lavoravano”; cioè mentre raziavano e accumulavano cibo con la speranza che, eccedendo nella soddisfazione dei «bisogni primi», avrebbero compensato la loro incapacità di soddisfare i «secondi», sedando la frustrazione di aver rinunciato a studiare per elevarsi coltivando un arte.
La formica
Un tempo, quella che oggi è la formica era un uomo che attendeva all’agricoltura e, non contento del frutto del proprio lavoro, guardava con invidia quello degli altri e continuava a rubare il raccolto dei vicini. Sdegnato della sua avidità, Zeus lo trasformò in quell’insetto che chiamiamo formica; ma esso, mutata natura, non mutò costumi, perché anche oggi gira per i campi, raccoglie il grano e l’orzo altrui e li mette in serbo per sé.
Da “Favole” di Esopo
Il “Mito delle Cicale” offre un’incoraggiante ancorché utopistica via d’uscita al paradosso per il quale non può che essere difficile, se non impossibile, la vita di coloro che scelgono di dedicarla alla soddisfazione dei “bisogni secondi” e ad insegnare ad altri come spendere meglio i propri talenti, come coltivarli, come valorizzarli inseguendo e praticando una passione artistica e scientifica.
Il “Mito delle Cicale” aiuta coloro che anziché farsi convincere ad abbandonare l’impresa, decidono di sperare che facendo scelta senza paracadute, la Natura sarà benevola con loro.
In altri termini, vogliamo tutti sperare che mentre chi ha tanto pane ma non ha denti non potrà mai godersi pienamente i suo «bottino», al contrario chi i denti se li è fatti senza mai rinunciare a sognare e a studiare, prima o poi troverà anche il pane e se lo godrà pienamente. Insomma la fortuna, così come aiuta i protagonisti nei racconti artistici, aiuta anche i loro autori nella vita qualora, come i primi, se la siano meritata; e se arriva prima, li costringe a meritarsela prima che, non meritandola, li abbandoni.
Il “Mito delle Cicale” è di grande conforto perché non fa pesare sugli autori quel condizionamento dai bisogni primi che rende da sempre difficile la vita degli artisti, dei poeti, degli scrittori, degli scienziati, costretti spesso a rinunciare ai propri sogni per occuparsi della propria sopravvivenza e di quella dei loro cari con l’illusione di poter tornare prima o poi a occuparsi dei bisogni secondi.
I “Sognatori”, i “Dreamers”, tanto cari a Karen Blixen e a Orson Welles, sono tutti quegli autori – o “auteurs”, come direbbe François Truffaut – che, per realizzare il loro sogno, hanno investito tutto quello che possedevano, rischiando in proprio anziché attendendo o pretendendo sovvenzionamenti da parte di qualche politico potente del proprio tempo.
I “Sognatori” non sono quelle persone che, dopo aver raggiunto uno standard di vita agiata trascurando la propria formazione umanistica e senza contribuire alla crescita di nuove generazioni di Umanisti, cercano di lavarsi la coscienza con qualche comizio spacciandolo per “impegno civile”, o qualche pubblicitario atto di beneficenza per non sentirsi dei cinici materialisti quali sono. I “Sognatori” sono coloro che dedicano la loro intera vita a realizzare un «sogno» che, con l’esempio, possa non solo incoraggiare se stessi ad andare avanti, ma anche invitare altri a coltivare quelle passioni artistiche e scientifiche che fanno la differenza tra un «essere vivente» che lotta per la sua «sopravvivenza» – o al massimo per quella della sua «specie» – e un «uomo» che è pronto a sacrificare la sua stessa vita per mantenere vivi degli ideali, proprio come fanno i personaggi di cui egli racconta le imprese.
I “Sognatori” ci aiutano a coltivare per tutta la vita quegli ideali che di solito ci vengono sottratti sin dall’infanzia, quando ci viene detto che prima bisogna occuparsi dei bisogni detti “primari” (anziché “primi”, per farci intendere così che siano la ragione della nostra esistenza) e poi, semmai, se rimane tempo – magari nel tempo libero – anche di quelli che chiamano “secondari” (anziché “secondi”, per farci credere che siano meno importanti della fondamentale attività di riempirsi la pancia).
Così ci viene impedito di coltivare quelle cose che possono farci sentire «umani» anziché dei semplici «esseri viventi» che lottano per sopravvivere come qualunque altra specie animale
Paradossalmente le necessità della sopravvivenza, propria e dei propri figli e nipoti, finisce per ostacolare tante carriere artistiche e scientifiche. È a causa di essa che i sogni, i progetti, le imprese straordinarie di uomini che potrebbero cambiare il mondo, si trasformano nelle attività ordinarie di uomini dimenticabili e dimenticati che diventano famosi solo per aver accumulato tanti soldi e magari anche per aver reso ricco qualche loro erede, e aver collocato in posti di potere persone senza qualità, proprio come loro.
Noi vogliamo farvi conoscere quelle poche “Cicale» e quei pochi “Sognatori” che non si sono rassegnati a diventare come quei tanti che, per aver sprecato i loro talenti, sono stati condannati a trasformarsi in formiche. Noi vogliamo raccontarvi di quegli Umanisti che rivolgono la loro arte a tutta l’umanità (per questo si chiamano “Umanisti”), che stanno girando il mondo e magari sono persino vicini a voi, ma non ve ne siete ancora accorti. Guardatevi intorno, con gli occhiali che noi vi forniremo, e scoprirete che attendono solo la possibilità di farvi ascoltare il loro meraviglioso canto, e di coinvolgervi in un’attività che vi appassionerà quanto appassiona loro e noi.